Cominciamo col domandarci, cos’è la NATURA?
La natura è qualcosa di ORIGINARIO, ESSENZIALE, VERO, e il suo opposto è l’ARTIFICIALE, DERIVATO, VEROSIMILE.

Nello yoga ritroviamo l’aspetto naturale nel suo essere CONFORME alla dimensione originaria che sta dentro di noi e si riconosce nella realtà in cui essa è calata: il MONDO.
Il mondo che sta fuori e dentro di noi, così dentro come fuori, riconosciuto come QUALITÀ ESSENZIALE del nostro modo di vivere.

La relazione di cui parliamo è quella che ci permette di staccarci da una dimensione giudicante dominata dal mentale, per entrare in un rapporto diretto con le nostre esperienze.

Perché: conoscere la propria natura è conoscere la natura. Chi conosce sé stesso conosce il mondo. Non c’è separazione, ma c’è un abisso da attraversare. E l’abisso è comprendere che l’alterità è una parte di noi.

La conoscenza della natura non è mai data, e soprattutto, non è mai IMMEDIATA; la MEDIAZIONE è il nostro modo di conoscenza, e noi scopriamo nella pratica la differenza tra immediato e diretto, dove il primo è frutto della nostra rappresentazione della realtà e corrisponde al noto, mentre il secondo ha bisogno della nostra mediazione sensoriale percettiva e corrisponde al conosciuto.

Così come la percezione della natura è un processo storico culturale, anche la scoperta della nostra dimensione originaria è una compresione del passato attraverso la nostra visione presente.

Siamo naufragati dall’immobile antichità che vedeva nella natura l’INVIOLABILITÀ ASSOLUTA, passando attraverso l’idea romantica del SUBLIME NELLA NATURA, all’era della tecnica del MONDO COME OGGETTO UTILIZZABILE messo lì a disposizione dell’uomo.
Per l’occidente il processo prende avvio dalla DESACRALIZZAZIONE DELLA NATURA, che ha ridotto progressivamente il MONDO A COSA: COSA, e come tale liberamente operabile dall’azione umana;

e insieme è accaduto quasi senza renderecene conto che abbiamo ridotto anche l’essere umano a cosa.

Espellendo il concetto di IRRIDUCIBILITÀ DELLA NATURA, abbiamo contemporaneamente perso la nostra MISURA DELLA LIBERTÀ e ci siamo persi.

Nel PROCESSO DI OGGETTIFICAZIONE, appare così la figura del CORPO OGGETTO, come risultato di un visione meccanicistica-funzionale, che come tale non investe solo la sua dimensione estetica, ma si ritrova anche nella sfera etica, come mercificazione del corpo umano, e in quella medica della macchina corporea da aggiustare.

Sembra tuttavia resistere a questa idea dell’essere umano e della natura come COSA, il concetto illuministico di PERSONA, riabilitato e difeso dalle nostre democrazie moderne, come LIBERO CENTRO DELLE NOSTRE ATTIVITÀ RELAZIONALI. Attualmente si discute di riconoscere qualcosa del genere anche ad alcuni animali evoluti, secondo i nostri parametri, arrivando addirittura a parlare di persona-non umana, senza cogliere la contraddizione di questo termine, che del resto non è nulla a paragone della più comune REALTÀ VIRTUALE.

Francamente sembra angosciante dover tutelare l’essere umano il mondo animale e il mondo, solo in quanto esseri viventi ai quali sono stati riconosciuti dei diritti da alcune convenzioni umane: la gratuità della vita previene l’esistenza, ed è a dir poco pericoloso pensare che il diritto preceda l’esistenza, perchè anche se in apparenza questo non sembrerebbe, alla lunga quel diritto si trasformerebbe in concessione.


dott. Carlo Robustelli